Rosa Balistreri, una donna fiera
- da Micol Canton
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La giovane artista catanese prima di cantare una canzone di Rosa Balistreri raccontava la forza di questa donna dicendo
"Una cantante che saliva sul palco vestita da prete e cantava mafia e preti si sono stretti la mano, hanno trovato un accordo"
"Rosa cantava la nostra terra, la nostra terra senza compromessi, se ne fregava della mafia e attaccava la mafia"
"Credo sia la prima donna in Italia ad aver preso la chitarra a aver dato voce ai propri sentimenti"
"C'era un modo fiero di cantare di Rosa, quasi con una mano sul fianco".
Ho subito voluto ascoltare il canto di questa donna straordinaria e sono rimasta rapita da una voce che graffia il cuore, un'interpretazione vivida piena di sentimento, di disperazione.
Così ho deciso di conoscere di più della sua storia. Questo è quello che ho trovato.
Rosa Balistreri è nata il 21 marzo 1927 a Licata, in Sicilia, in una famiglia molto povera. Aveva due sorelle e un fratello invalido e la loro fonte di sussistenza erano le scarse entrate del padre falegname. Così Rosa fin da piccolissima aiutò il padre facendo la domestica nelle case dei benestanti, lavorando al mercato o nei campi di grano.
A sedici anni fu combinato il suo matrimonio con Gioacchino Terragrossa. Rosa lo descriveva così: «latru, jucaturi e ‘mbriacuni». Quando Rosa scoprì che il marito aveva perso al gioco il corredo della loro unica figlia Angela lo aggredì. Andò a costituirsi ai carabinieri e scontò sei mesi di galera.
Per mantere la figlia e aiutare i familiari Rosa fece tanti lavori finchè andò a servizio in una famiglia nobile di Palermo. Accusata di furto dovette scontare altri sette mesi di carcere. Il furto era però stato concordato con il figlio dei padroni di cui Rosa si era innamorata. Rimasta incinta si era fatta convincere a rubare i soldi per fuggire insieme ma il piano fallì.
Uscita dal carcere le venne dato un lavoro nella chiesa degli Agonizzanti a Palermo ma il prete tentò di molestarla e Rosa fuggì con il fratello a Firenze.
Sia Rosa che Vincenzo trovarono lavoro e poterono fare venire a Firenze anche la madre e una delle due sorelle. Anche la sorella Maria cercò di raggiungerli con i figli per scappare da un marito violento. Purtroppo Maria venne uccisa dal marito poco dopo la fuga e per la tragedia il padre di Rosa si impiccò.
«Ho imparato a leggere a 32 anni. Dall’età di sedici anni vivo da sola. Ho fatto molti mestieri faticosi per dare da mangiare a mia figlia. Conosco il mondo e le sue ingiustizie meglio di qualunque laureato. E sono certa che prima o poi anche i poveri, gli indifesi, gli onesti avranno un po’ di pace terrena». (R. Balistreri)
A Firenze dopo tanta sofferenza Rosa trovò finalmente l'amore: è il pittore fiorentino Manfredi Lombardi che resterà suo compagno per dodici anni. Erano gli anni Sessanta e Rosa entrò in contatto, grazie al marito, con il mondo degli intellettuali del momento.
Mario de Micheli, incantato dalla sua voce, le diede la possibilità di incidere il suo primo disco con la Casa Discografica Ricordi.
Ignazio Buttitta di lei diceva: «La voce di Rosa, il suo canto strozzato, drammatico, angosciato, pareva che venisse dalla terra arsa della Sicilia. Ho avuto l’impressione di averla conosciuta sempre, di averla vista nascere e sentita per tutta la vita: bambina, scalza, povera, donna, madre, perché Rosa Balistreri è un personaggio favoloso, direi un dramma, un romanzo, un film senza volto».
Dario Fo la volle nel 1966 nello spettacolo di canzoni popolari "Ci ragiono e canto". La presenza di Rosa sul palco, con quel viso segnato da una vita difficile e quella voce straziata e straziante era così vera rispetto agli attori e cantanti che "interpretavano" le canzoni popolari che fu quasi un shock per il pubblico.
A questo punto Rosa poteva finalmente esprimere a pieno il suo canto feroce e caldo che parlava della sua terra e condannava la mafia che uccide ogni sogno.
«Si può fare politica e protestare in mille modi, io canto. Ma non sono una cantante... sono diversa, diciamo che sono un’attivista che fa comizi con la chitarra».
Nel 1971 Rosa si trasferì a Palermo, fonte, per lei, di grande ispirazione.
Nel 1973 tentò di partecipare al festival di Sanremo con Terra che non senti ma venne esclusa perchè la canzone non era un inedito. Sul fatto dichiarò:
«Li ho messi tutti nel sacco.
Le mie storie di miseria provocheranno guai a molti pezzi grossi il giorno in cui l’opinione pubblica sarà più sensibile ad argomenti come la fame, la disoccupazione, le donne madri, l’emigrazione, il razzismo dei ceti borghesi...
Finora ho cantato nelle piazze, nei teatri, nelle università, ma sempre per poche migliaia di persone.
Adesso ho deciso di gridare le mie proteste, le mie accuse, il dolore della mia terra, dei poveri che la abitano, di quelli che l’abbandonano, dei compagni operai, dei braccianti, dei disoccupati, delle donne siciliane che vivono come bestie.
Era questo il mio scopo quando ho accettato di cantare a Sanremo.
Anche se nessuno mi ha visto in televisione, tutti gli italiani che leggono i giornali sanno chi sono, cosa sono stata, tutti conoscono le mie idee, alcuni compreranno i miei dischi, altri verranno ai miei concerti e sono sicura che rifletteranno su ciò che canto».
La sua carriera continuò tra impegni vari, come Canzonissima nel 1974, girando il mondo fino al 1989 quando tornò a Licata. Si spense il 20 settembre 1990 a sessantatre anni, colpita da un ictus celebrale.
Conoscendo la sua storia, ascoltarla cantare è un'esperienza ancora più intensa.
Rosa Balistreri è stata una donna che ha lottato tutta la vita per poter dare voce a tante persone semplici come lei. E' stata un simbolo di coraggio e fierezza e ha saputo cantare con dirompente crudezza tante storie amare tristemente ancora attuali.
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